mercoledì 2 novembre 2016

Reinventare il mondo

Questo libro parla integralmente del progetto rivoluzionario che Shazarahel (l'autrice) porta avanti da anni.

"E' il libro che considero l’eredità che dovevo lasciare durante il mio passaggio da questo mondo. Un'opera colossale e del tutto rivoluzionaria!"

Reinventare il mondo
tentativo di applicazione del paradigma quanto-kabbalistico alla società
 
http://www.kabbaland.com/wkprogetto/Reinventare_il_mondo.html
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La crisi planetaria in atto è positiva poiché si fa artefice di un cambiamento radicale che ci costringerà a compiere un nuovo passo evolutivo verso un'epoca nuova completamente diversa da tutto ciò che conosciamo e che abbiamo sperimentato sinora.

Ogni modello di società elaborato nel corso dei secoli è stato sempre espressione delle concezioni scientifiche e religiose vigenti in corso all'epoca storica che lo ha generato. Il tipo di società attualmente in vigore invece si fonda ancora su un modello vecchio e su concezioni scientifiche e religiose ormai superate. La grande Rivoluzione apportata dai nuovi paradigmi della scienza, come Fisica quantica e legge della Relatività, è talmente sconvolgente che gli uomini del nostro tempo non sono ancora riusciti a metabolizzarla.
Manca una rielaborazione filosofica dell'intera società alla luce di queste nuove conoscenze e manca una controparte metafisica che sostituisca le antiche concezioni teologiche. Sorprendentemente scopriamo che queste nuove concezioni scientifiche si trovano invece in perfetto accordo con le tradizioni mistiche orientali più antiche, come il Taoismo, il Buddhismo e, in maniera più spiccata, la Kabbalàh ebraica.

A quale visione del mondo ci portano le attuali conoscenze scientifiche? che caratteristiche avrebbe una società del futuro modellata sui nuovi paradigmi scientifici? In che modo potremmo applicare gli odierni concetti della fisica quantica, le leggi della relatività e gli antichi concetti esoterici della Kabbalàh alla nostra società?

L’autrice del libro, attraverso una panoramica di tutti i modelli di società elaborati nel corso della storia (monarchia, colonialismo, repubblica, darwinismo sociale, comunismo, fascismo, democrazia, capitalismo, ecc.) visti alla luce degli archetipi estrapolati dalla Kabbalàh ebraica, ci conduce fino al QK Project, un ambizioso progetto ecosostenibile che prevede la creazione di una rete mondiale di ecovillaggi indipendenti e differenti fra loro, micro-società che fungeranno da laboratori sperimentali, all'interno di diverse culture e tradizioni, di un tipo di società completamente alternativa forgiata sui paradigmi della scienza moderna e sugli archetipi della Kabbalàh luriaca, fondata sull’esaltazione e valorizzazione della diversità, intesa come ineguagliabile potenziale creativo; in cui il vecchio modello di Democrazia diretta fondata sulla maggioranza verrà sostituito da un nuovo modello di società fondato sul merito e le competenze proprie di ciascuno; la struttura gerarchica della divisione in classi su cui tutti i vecchi modelli di società si fondano verrà sostituita da un modello con struttura a rete che imita le connessioni cerebrali, e l'attuale sistema monetario verrà sostituito da un sistema di libero accesso alle risorse comuni.

Il QK Project è un'ipotesi creativa. Un esperimento. Un tentativo di migliorare il mondo a vantaggio di tutti indistintamente e un modo di ripensare il mondo, di anticipare il futuro, creandolo. La parte introduttiva del libro costituisce un vero e proprio corso introduttivo alla Kabbalàh illustrata da immagini e schemi rarissimi alcuni dei quali non sono mai stati mostrati al grande pubblico e compaiono esclusivamente in alcuni testi esoterici rarissimi redatti in lingua ebraica e mai tradotti in altre lingue.


   
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Si comunica che la vendita dell'ebook è finalizzata a coprire le spese della stampa del libro: lo scopo è di vendere almeno 300 ebook per riuscire in breve tempo a racimolare la somma necessaria, utile a stampare il libro ed avviare così una campagna di diffusione, quindi, sentitevi liberi di diffondere questo post.


Le modalità per dare una mano sono queste:

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    http://www.kabbaland.com/wkprogetto/Reinventare_il_mondo.html

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altri libri pubblicati da Shazarahel potrete trovarli a questo LINK
 
se volete conoscere meglio l'autrice, i suoi sogni rivoluzionari che stanno diventando realtà e i suoi progetti, cliccate su questo LINK
 





sabato 4 giugno 2016

Sanità e Santità (32)

ECG fatto! e cosa mi chiede innanzitutto l’ecografista? ha fatto radioterapia ultimamente? ma mica avevamo parlato di cancro eh? questo non fa che confermare (semmai ce ne fosse ancora bisogno) che radio e chemio terapie i “regalini indesiderati” li lasciano eccome, e sono pure indelebili! “persiste il versamento pericardico”. E inoltre abbiamo raggiunto anche un grado moderato per la sclerosi valvolare dell’aorta. Azz! (tenere sotto controllo).
Durante l’esame le dico che proprio nella parte laterale del torace, dove continua a spingere per controllare per bene (molto scrupolosa devo dire), mi fa male in particolar modo.
“Ma... ha avuto anche un versamento pleurico?”
“Beh sì...” e le racconto della crioablazione, quindi dopo aver visionato la parte che interessava l’esame in questione, mi chiede di sedermi e mi controlla il versamento pleurico.
“Questo non è lo strumento giusto, ma da quel poco che posso vedere devo dirle che un pochino di versamento ancora c’è. Dovrà fare una lastra per controllare meglio”. Ovviamente non sa che da lì ad una settimana ho l’appuntamento per la tac.

oh oh “un pochino di versamento ancora c’è”.
Ecco che mi tornano in mente tutte le volte che ho detto “faccio solo questo, che sarà mai!“ (una lavata al pavimento della cucina, il cambio lenzuoli, una passata di aspirapolvere, una lavata di piatti, una prova di guida “solo per qualche chilometro”, fino ad arrivare al cambio di stagione...). E mi tornano in mente anche le raccomandazioni (orali e scritte) del dottor Carmignani: “Stia a riposo”.
mmmmhhh
So che ci vuole riposo perché il versamento si riassorba, però (tanto per gradire) anche un fatto inaspettato accade quando esco per tornarmene a casa: la macchina non da più segni di vita. Cacchio!
Sicuramente è un “problema di elettricità”, non si accende neanche il quadro. M. vuole controllare i morsetti della batteria che non si siano allentati. Presto si rende conto che no, non è colpa dei morsetti allentati... Sono ben stretti.
Non abbiamo dubbi sul fatto che dobbiamo tornare a casa con l’unico mezzo che abbiamo per spostarci, quindi è deciso: in un modo o nell’altro la faremo ripartire.
Aiuto M. a spostare l’auto più in là. Pure essendo in due non ce la facciamo subito, ci vuole più di un tentativo (io non ce la metto tutta... mi fa male il torace).
C’è un ragazzo proprio lì davanti a noi, in attesa alla fermata dell’auto. Ci da una mano.
Ora sono alla guida per cercare di metterla in moto mentre loro spingono, ma non ci riesco. Cacchio!
Il ragazzo suggerisce a M. di mettersi alla guida. Non mi vede proprio adatta alla manovra dell’accensione a spinta, ma non è tutta “colpa” della mia “incompetenza”: la batteria è bruciata, scopriremo più tardi, completamente scarica!
Cambiano le postazioni. M. alla guida, il ragazzo spinge, e io? gli do’ una mano. Cacchio!
Neanche M. riesce a metterla in moto. Qui ci vuole un aiutino con i cavi. Abbiamo già provato a chiedere a qualche automobilista ma non sono stati molto altruisti.
Siamo su strada, dobbiamo accostare. Adocchiamo una piazzola dove c’è la fermata del bus. Resto in macchina mentre M. parte alla ricerca di qualcuno che ci aiuti a metterla in moto con i cavi. Trova un’anima pia con un furgone, quindi pure con una batteria potente. Dobbiamo “solo” entrare nel parcheggio ma è un po’ in salita. Altra fatica per il povero M. che gli tocca spingere mentre io sono alla guida. Il ragazzo è ormai salito sul suo autobus.
Raggiungiamo la posizione con inevitabile stress psico-fisico al seguito. Il furgone arriva. Si attaccano i cavi e... pure così a primo acchitto non si accende. Cacchio!
Ci vogliono almeno tre tentativi e alla fine l’auto si mette in moto. Possiamo tornare a casa!

Queste cacchio di batterie “moderne” ti lasciano per strada così, di punto in bianco. Non è che si comportano come le “vecchie” che almeno un minimo di avvisaglia la davano dando segni di “asma” quando stavano per scaricarsi.
Continuo a pensare che niente nella vita capita per caso (...) e che anche questo inconveniente avrà il suo perché (che ora davvero mi sfugge!).

Tra una settimana a Roma per la tac. La batteria è stata ovviamente cambiata e la macchina ora è bella che funzionante.
Arrivederci alle prossime avventure di Ten Ten


Bene, bene. Il 3 giugno è arrivato e alle 9.30, puntuale come un orologio svizzero, mi sono recata all’appuntamento per eseguire la Tac.
Sapete a che ora è toccato a me? Alle 11.45. Ed è stata una cosa talmente veloce che nemmeno mi hanno avvisata quando è stato il momento di iniettare il contrasto (di solito lo fanno), inoltre ora ho anche dei dubbi se hanno fatto quanto richiesto nella ricetta medica (tac trifasica).
L’impressione che ho avuto del San Camillo è stata la stessa di dieci anni fa: non è cambiata.
Cacchio!
E sapete perché sono riuscita finalmente a sottopormi all’esame dopo ben due ore oltre l’orario dell’appuntamento? Perché ho cominciato a spazientirmi, cosicché ne è nato un piccolo comizio fuori in sala d’attesa.
Facevano passare tutti coloro che si erano presentati dopo di me così, tra una sbuffata e un’altra, appena uscita l’infermiera a chiamare (non me) ho dovuto bloccarla e chiederle se fossi in lista!!
Cosa è diventato quell’ospedale con quei lavoranti svogliati, nervosi, e anche un po’ lascivi?
E’ bastato poco perché la mia spazienza (nuova parola per la crusca eh eh eh) si trasformasse in una lamentela collettiva...
Tutti avevamo sentito urlare l’infermiera in sala tac contro un altro infermiere che aveva introdotto una degente non deambulante (la stava conducendo distrattamente in realtà, perché oltre a far sbattere la barella alle porte di entrata, a momenti trancia pure le gambe di un utente seduto in attesa di sottoporsi all’esame): “porta via questa barella!!”.
Porta via questa barella?? ma guarda bene che sopra c’è una signora dalla veneranda età: non è una barella, è una degente e la stai pure spaventando!
“Non vedi che abbiamo un problema qui?” azz!! e mo’ che sarà mai ‘sto problema... se sarà mica scassato il macchinario?! Ma no, non si trattava di questo. Poco dopo vediamo uscire la signora che era entrata ben tre quarti d’ora prima, con un braccio fasciato e un po’ dolorante. Un fuorivena. Cacchio!!
Nel frattempo, uscita la signora richiamano la barella con la signora anziana, ma questa volta l’infermiere aggredito verbalmente vuole farsi aiutare da un altro che sta parlando con una ragazza (veramente sta facendo il salame!), e disturbato dal richiamo d’aiuto cosa gli risponde: “aho’ ma guarda che io mica sto a cottimo qua eh!?” così all’unisono pensiamo “aho’ ma guarda che tu stai a lavorà in un ospedale mica dietro ‘na scrivania, eh!?”
E questa è soltanto una piccolissima parte di quanto ho visto in tre ore di attesa in quella struttura ospedaliera!
Vabbeh, me devo fa ‘sta tac di controllo...
Finalmente tocca a me. Entro. Consegno il foglio di responsabilità che mi hanno fatto firmare (che non è quello delle informazioni sulle allergie) dove c’è scritto che il medico (puntini puntini da compilare) mi aveva informata dei rischi. Tra me e me penso, ma pure a voce alta eh!? “e chi ci devo mettere che a momenti neanche un infermiere ho visto ancora se non quello dell’accettazione?” lascio in bianco! (e male ho fatto! perché così gli ho dato modo di compilarlo dopo, invece dovevo barrare, metterci una croce su...)
Consegno le analisi del sangue e neanche me le guardano (che stress che c’ha addosso ‘sta qui!), forse perché in sala c’è un’altra infermiera (fa parte dell’altra sala tac, quella di fronte) che sa che fuori aspetta una utente “raccomandata” e lo sta dicendo all’infermiera già stressata di suo. #ah’nnamobene
Penso che sono passata da una struttura ospedaliera con un modus operandi pure troppo scrupoloso (dove non mi hanno sottoposto a tac per timore di allergie) ad un’altra con un modo di fare completamente opposto! Per non parlare poi del fatto che nel  primo ospedale mi avrebbero fatta attendere, dopo l’inserimento dell’ago cannula, che avessi finito di bere il mio litro di acqua, nel secondo ospedale non lo avevano neanche accennato alla necessità di bere acqua prima e dopo l’esame. E’ stato facile constatare che non era prassi farlo: ero l’unica sorseggiare acqua in attesa del mio turno. Poi mi sono decisa a chiederlo agli altri utenti, durante il “comizio”.
“A me non hanno detto niente!”
“Neanche a me”
(...)
Evvabbeh, spevatelo! bisogna berla ‘sta benedetta acqua in modo che poi il contrasto iniettato venga espulso quanto prima perché va a gravare sui reni, e non solo!

Dopo aver sbirciato distrattamente e avermi lanciato indietro il responso delle analisi del sangue, l’infermiera mi pone la domanda di rito: “perché fa questo esame”?
“Per controllo post cryo” rispondo secca. Si apre una finestrella...
“Cioè?” mi fa di primo acchitto, poi per non apparire ai miei occhi troppo a digiuno sull’argomento mi chiede gli esami precedenti. E da qui cominciano le domande a tambur battente, e io elargisco informazioni tenendo il ritmo.
"E quindi ora farà il controllo e poi andrà a Pistoia..."
"No, beh non c'è bisogno che arrivi a Pistoia per ..." non mi fa finire.
"Ma come? non glie la fa vedere la tac?"
"Certo che sì, ma gliela posso inviare via email, non c'è bisogno che ci vada personalmente a portargliela".
L'infermiera mi ripete la domanda ma formulata in altro modo e aggiunge: "ma non vuole sentire il suo parere...?"
Evidentemente non ha capito che con la rete si può fare anche questo, e così le rispondo:
"Gliela invio tramite posta elettronica, che tanto ci sentiamo spesso anche a 300 chilometri di distanza tramite la rete. E poi, se proprio dovrò andare, ma spero di no per motivi di salute, perché entrambi ci auguriamo che abbia inglobato tutto, ci andrò e semmai fosse il caso ripeterò il trattamento. Certo, è chiaro che preferirei più andarci per una visita di piacere..."
Visibilmente meravigliata, l'infermiera procede all'inserimento dell'agocannula e mi porta in sala tac.
L’esame si svolge in fretta.
Il medico si scarica il contenuto cd della tac-cryo e me lo restituisce.
Gli chiedo se può dirmi soltanto se ancora persiste il versamento pleurico ma nada! niente da fare neanche dopo una seconda richiesta: “le immagini sono grezze, non si vede... bisogna confrontarle con le altre...”
Rimpiango un po’ di non essere andata a Pistoia dal Carmignani a fare questo esame... Ma ok, è andata così, probabilmente dovevo fare questa esperienza, dovevo andare fino in fondo con la struttura ospedaliera alla quale mi sono sempre rivolta, nella quale ho trovato sempre gli stessi medici e infermieri che ormai trovo siano “cotti” e stanno contribuendo a lasciar morire il San Camillo,ospedale di eccellenza una volta!


Responso: tra una settimana.

Sanità e Santità (31)

E così, tra ricerche quasi infruttuose sul web (tra cui anche molte recensioni negative sull'ospedale San Jacopo che a momenti mi facevano desistere) e tanti dialoghi con il dott. Carmignani il fatidico giorno è arrivato:

30/3/2016: Partenza per Pistoia. Arrivo all'ospedale S. Jacopo poco prima delle 14.00. Incontro prima di tutti il dott. Carmignani. Insieme arriviamo al reparto week surgery. Consegno le ultime analisi e  referti (il resto lo avevo inviato via email) e ci accordiamo sul ricovero per l'indomani mattina.
In verità avrei dovuto ricoverarmi nel pomeriggio stesso (così eravamo rimasti un paio di settimane prima), ma considerato che non dovevo fare altre analisi/visite si è potuto fare per l'indomani, venendo così incontro anche al desiderio del mio compagno di non pernottare da solo al B&B la prima sera e anzi, approfittarne per fare i turisti almeno mezza giornata. Non siamo mai stati a Pistoia prima d'ora.

31/3/2016: Alle 07.43 arrivo al S. Jacopo. Dal centro città, una volta giunti alla stazione (circa un paio di km) si prende il bus-navetta (la linea H al costo di 0,90 cent per un  biglietto a/r) e si arriva in pochi minuti direttamente davanti l'entrata principale dell'ospedale (dalla stazione dista un paio di km).
In men che non si dica ho fatto la visita anestesiologica (anche se non avrei fatto l'anestesia totale perché la cryo non la richiede) e una visita medica generale, poi mi hanno riportata al week surgery e li ho atteso fino alle 13.30 circa.
Giù in radiologia mi aspetta il dott. Carmignani per il trattamento.
Nel frattempo mi era scoppiato un gran mal di testa (ci soffro), ma talmente forte che stavolta mi venivano i conati di vomito. Preoccupante per me, ma non troppo per loro: daje! ... flebo di tachipirina e dopo poco il mal di testa sparisce (sarà che non la prendo mai ma ha funzionato!!), subito dopo in flebo due antibiotici pre-cryo e sono pronta per cominciare. La sala dove è situata la TAC aperta è stata preparata. Ci entro completamente sveglia, cosciente, consapevole... e senza mal di testa!
Non ho paura nonostante la vista della strumentazione medica proprio nella direzione in cui ero girata (stavo sdraiata sul fianco destr... avanti march!!)
Si comincia con le raccomandazioni di restare immobile, e dunque con il centraggio. Collaboro con la respirazione mentre si fissano le coordinate con degli aghi che poi ospiteranno le criosonde (il dolore può essere simile a quello prodotto dall'agopuntura).
Entro ed esco dalla tac aperta durante questa fase, in modo da essere certi fino all'ultimo della centratura dei punti dove inserire i tre cryo aghi. Il dolore è sopportabile. Poi comincia il trattamento (durante il quale invece, non pativo alcun dolore): per due volte viene congelata e scongelata la massa.
Finito il trattamento, un cerotto sui buchetti e via. Una lastrina di controllo, e poi mi riportano in camera.
Sono scesa in radiologia alle 14.00 sono tornata in camera alle 16.30 ma il trattamento in sé non è durato così a lungo, come vi ho spiegato. In questo lasso di tempo abbiamo fatto un sacco di cose, compresa una chiacchierata!
Sapevo che questo trattamento avrebbe potuto causare un pneumotorace, così come d'altronde avrebbe potuto causarlo la FNAB (agobiopsia). Ho poi saputo che su tre aghi, uno solo, in uscita (quindi a fine trattamento), ne ha causato un piccolissimo che si è riassorbito da solo dopo tre/quattro giorni.
Durante il trattamento, dovendo restare immobile, non ho avuto il coraggio di tossire (mi sono trattenuta alla grande) pur sentendo di dover espellere/espettorare. Quindi è successo che ho accumulato “liquido” nel polmone (...)
Tornata in camera mi si sono raccomandati di non alzarmi, ma me la stavo facendo sotto in senso letterale. Ok. Padella per il momento, ma poi mi sono ritrovata nella stessa situazione nel bel mezzo della notte e così mi sono seduta sul letto prima di scendere. Sono rimasta così qualche minuto per vedere se mi girava la testa. Mi sono poi convinta che potevo farcela e quindi sono scesa e andata in bagno. Fatto tutto sono tornata a letto e qui, in pochi minuti ho cominciato a sudare freddo. Non avevo il campanello a portata di mano e sinceramente neanche ce l'avrei fatta a cercarlo perché ormai stavo malissimo.
Per caso passa una infermiera giovanissima ma davvero in gamba. Si accorge subito che qualcosa non va e si avvicina. Si rende conto della situazione e corre a chiamare le colleghe. In men che non si dica mi ritrovo tre infermiere intorno, ognuna a svolgere una mansione, ma mi è sembrato avessero 4 mani ciascuna! chi mi prendeva la pressione (60/40 e battiti a 75 io che normalmente li ho a 100 circa!!), chi mi alzava i piedi del letto per ripristinare la pressione, chi mi asciugava il copioso sudore, chi mi iniettava tachipirina (e pur se con un fil di voce dicevo che non volevo stare giù perché mi veniva da vomitare), subito dopo mi iniettavano il plasil e una fisiologica ...
Insomma, alla fine riesco comunque a vomitare/espettorare e così (liberato il polmone) mi sento molto meglio).
La pressione rapidamente si riassesta (110/60) e la frequenza cardiaca torna alla mia normalità (100).
Mi riaddormento serena e ristorata.
Nei giorni a seguire ho espettorato sangue ancora un po' ma era proprio tipica espettorazione. Questo è durato qualche giorno e via via è andato scemando sempre più, fino ad arrivare al giorno 6 (espettorazione assente), quando vengo dimessa poiché era rientrato anche il piccolo versamento e pneumotorace.

La mia convalescenza sarà inevitabilmente più lunga del previsto in quanto si è praticato il trattamento su un polmone già toccato chirurgicamente (e anche con la radioterapia), quindi i “disturbi” che ho possono continuare ancora per un po' e in gran parte sono legati al fatto che si è appunto operato su un polmone anatomicamente mutato, con aderenze pleuriche che hanno fatto parzialmente saccare sia il pnx che il piccolo versamento pleurico. Ma dovrebbero essere sufficienti un po' di pazienza e riposo... solo che io non riesco a stare troppo tempo ferma e qualcosa qua e la comunque la faccio... (l'ho già detto che sono incorreggibile e sconsiderata?)

E certo che tra la FNAB (solo prelievo) e la cryo (ablazione), con lo stesso rischio da correre, ho preferito sottopormi alla seconda.
Seduta stante avrei potuto pure farla fare lo stesso la biopsia (prima ancora di cominciare il trattamento), ma alla fin fine ho scelto di non farla perché comunque sia il rischio di spargere cellule in giro c'è (checchè se ne dica che sia solo una leggenda metropolitana, il rischio esiste. Sarà pure basso, ma c'è. E allora, ho pensato, chissenefrega della biopsia!).
Orbene, la massa di oltre 5 cm è stata come circoscritta in un bozzolo. Quindi ora si attende la necrosi, la cicatrizzazione e la diminuzione della stessa. In sostanza, man mano che il tempo passa la massa si... come dire... (ma sì, lo dico alla romana:) "se rinseccolisce" (ecco!) non essendo più viva.
Dunque, per rispondere one more time alla domanda:
- ma poi una volta uccisa la massa tumorale si aspira e si porta via?
- no, non si porta via nulla, se ne va da sola col passar del tempo.

Nel mio caso la lesione (pre-cryo) era arrivata a cm 5,5 x cm 4,5 x cm 2,8 (post-cryo dovrebbe essere leggermente più grande perché viene sottoposto a trattamento anche una piccola parte intorno alla massa) e lo voglio segnalare perché devo ricordarvi che codesto trattamento è possibile farlo anche se la lesione fosse di cm 10. Sicuramente si applicherebbero più aghi! Ma c’è da dire che più grande è la lesione, maggiori sono le possibilità che il trattamento non riesca per bene, e cioè che non venga circoscritta nell’iceball tutta la massa in un sol colpo, però questo non è un problema grosso perché il trattamento si può ripetere.

Ad oggi devo dire che non mi sono pentita per niente di aver fatto di testa mia, anche perché le "possibilità" che mi davano qui (tra Roma e Latina) erano scarse e poco convincenti. Inoltre, chiedendo a quali rischi potevo andare incontro se pure mi fossi decisa di fare la radioterapia, mi è stato risposto (ma gliel'ho proprio dovuta strappare una risposta sincera eh?!) che alle brutte avrei potuto avere bisogno della bombola dell'ossigeno...
Aho'!
Che dire di più?! Che sono stata proprio contenta di aver conosciuto una bella persona qual è il dottor Carmignani: un medico a dimensione umana! Embèh mica poco eh?!

In conclusione, posso affermare che la mia esperienza con la cryo ablazione tumorale al San Jacopo di Pistoia, con il dottor Carmignani e con la gran parte delle altre persone con cui inevitabilmente sono venuta a contatto (infermiere, tecnici, altri medici) è stata molto positiva.
La comunicazione con il Carmignani non è mai mancata fin dal primo contatto. Inoltre le mie continue richieste di informazioni sono state sempre soddisfatte, e non per ultimo, ora so di poter contare sulla sua presenza anche oggi che son tornata a casa (eh si che siamo a 300 km di distanza!).
Chiaramente (come ho avuto modo di appurare in quella settimana) non tutti la pensano come me (anche) nei suoi confronti (probabilmente non si rendono conto del grande servizio che offre a persone con le mie stesse problematiche), solo che si tratta di quei pochi che "sputano nel piatto dove mangiano" (come dicevo prima) e trovano difetti in chiunque e ovunque, tranne che nel proprio modo di fare e di essere! quindi non posso tenere in considerazione la loro opinione, specialmente per il dove e il come mi è stata propinata. Sensibilità zero!
Evvabbeh... "così è se vi pare" alla fin fine, o no?!


In questi giorni di convalescenza ho avuto modo di visionare la tac effettuata durante il trattamento e devo dire che ho osservato con meraviglia almeno 9 "sparaflashate" che andavano a colpire la massa.
Poi, parlandone con il dottor Carmignani, mi ha precisato che:
"Le 'sparafleshate' che vede sono solo artefatti sulle immagini, virtuali 'sparate' di raggi X dovute all'indurimento che gli stessi raggi subiscono quando incontrano oggetti molto densi (come gli aghi, che sono di metallo). Sono appunto virtuali e non c'entrano niente con l'iceball, che dovrebbe vedere come un'immagine omogenea di grigio più intenso che si allarga sulla lesione. Abbiamo fatto in successione 4 congelamenti e 4 scongelamenti in due cicli (2+2) + (2+2) spostando i 3 crioaghi da un ciclo all'altro per coprire il più possibile."

Quindi quello che credevo di vedere era tutt'altro! Tuttavia è letteralmente visibile la parte dove sono stati posizionati gli aghi e quindi la corrispondenza della lesione. Anche ad un profano non sfuggirebbe, ma forse alla dottoressa fulmine sì che gli sfuggirebbe! (ah ah ah che cattiva che so').
Eh, dovete sapere che a distanza di tutti questi anni, e anche perché stanca del fatto che i medici non mi guardavano gli esami diagnostici effettuati ma si rifacevano solo al referto, ho imparato a visionare tac e pet. Non sono di certo una esperta (mica so' radiologa!) ma con la dovuta attenzione alla fin fine si riesce a capire qualcosa. Di questo devo ringraziare il dottor Manenti che 11 anni fa, quando tutto è cominciato, mi prese sottobraccio e mi portò nel suo studio a farmi vedere la tac mentre mi spiegava passo passo questo e quello. Una lezione che mi è rimasta impressa e sulla quale poi ho provveduto ad esercitarmi in tutto questo tempo trascorso fino ad oggi.
20 maggio 2016: Oggi avrei dovuto fare la prima tac di controllo post cryo...
Mi sveglio alle 5.00 del mattino per recarmi all'appuntamento delle 8.00 a Roma. Passo al cup, mi registro e mi reco in radiologia nucleare in perfetto orario.
Quando tocca a me, parlando con l'infermiera comincio (non so come e perché) a parlare dell'eparina e dell'effetto che mi fa (prurito e sonnolenza). Non l'avevo mai presa prima di un mese e mezzo fa, e quindi non lo sapevo se fosse normale o se non la tollerassi, ma all'infermiera è bastata la parola prurito per parlarne con il medico che avrebbe dovuto fare la tac. Morale della favola mi hanno mandata a visita anestesiologica perché "e se durante tutti questi anni a cui mi sono sottoposta a tac con mdc io fossi diventata più sensibile?" (per non usare la parola allergica) perciò per sicurezza, prima di farmi questo esame diagnostico, mi dicevano che dovevo fare una profilassi antisensibilizzante a base di cortisone e non so quale altro farmaco.
Vabbeh non se ne parla nemmeno che mi prendo il cortisone e altri farmaci e poi mi faccio iniettare pure il contrasto per la tac! e che è?! e se non lo sono, così ci divento allergica, aho'!
Informo loro che non li prenderò quei farmaci e lo dico anche alla anestesista (che mi spiega tutto durante la visita), così lei mi risponde che per fare lo stesso la tac quella mattina al massimo potevo firmare una liberatoria...
No, non se ne parla, mi risponde il radiologo quando ci torno e glielo riferisco. Lui non se la sente di prendersi questa responsabilità a rischio. Mi fa la tac se mi prendo prima le medicine.
Cordialmente ci salutiamo: lui mi fa i complimenti per la mia delicatezza... forse perché gli ho detto che comprendo il suo modus operandi e non vorrei essere proprio io a farglielo cambiare, e io gli rispondo che trovo sia un medico scrupoloso e coscenzioso.
Arrivederci, con una buona stretta di mano.
Torno a casa con un nulla di fatto, ma... niente nella vita capita per caso. Rifletto... se così è andata vuol dire che così doveva andare, che un motivo ci sarà perché è andata così, e quindi più di tanto non mi sento contrariata.
E così nel primo pomeriggio mi rimetto su internet a prendere un altro appuntamento, e già che ci sono, provo ancora una volta a prendere anche l'appuntamento (ormai famoso) per fare l'ecocardiogramma (è dall'agosto dello scorso anno che cerco di fissarlo ma senza successo... mi propongono sempre posti troppo lontani da dove abito io... ma come ci arrivo laggiù?). Ed ecco che stavolta trovo un appuntamento in settimana e vicino casa, e anche un nuovo appuntamento per la tac tra una decina di giorni in un'altra struttura (e stavolta però mi zippo la bocca!!). Comunque mi va bene anche così per la tac perché almeno passano un paio di mesi tra un esame e l'altro!
E pensare che all'ecg ci avevo quasi rinunciato! Mi sono detta che stavolta sarebbe stata l'ultima che ci avrei provato (tra un po' mi scadeva pure la ricetta!) Sono stata fortunata no?!
Devo controllare quel versamento pericardico ogni tanto perché mi fa sentire dolore al cuore. Spero non sia aumentato oltremodo da quando che me lo hanno diagnosticato: in pratica l'ho fatto una sola volta in vita mia (quattro anni fa ormai), e questa sarebbe la seconda!
E quindi, tutto è bene quel che finisce bene!

domenica 24 aprile 2016

Sanità e Santità (30)

Cryoablazione: la mia esperienza


Nel frattempo che continuo a NON nutrire più dubbi sul fatto di NON voler fare la biopsia e su come stia andando questo rapporto di (ormai) NON-fiducia con la dottoressa "fulmine", comincio a spipolare a tutto gas su internet alla ricerca di nuovi approcci anti cancro. Anche perché più volte ho chiesto se dopo la biopsia mi si sarebbe proposto di fare le due classiche terapie (chemio e radio) o se ci fosse stato dell'altro a cui poter guardare (dicevamo che la medicina ha fatto passi da gigante giusto?!). Ma invece no, mi si risponde (entrambi gli oncologi di Roma e Latina lo fanno) che quelle sono le uniche terapie a disposizione, che potrebbero essere più mirate a seconda del responso della biopsia, ma quelle sono!
Io non le voglio fare! Ho già dato... e quindi, "correndo contro il tempo" immetto le parole chiave nel motore di ricerca: innovazioni anticancro israeliane. E' un attimo, e mi ritrovo con l'imbarazzo della scelta. Ci sono diverse opzioni, ma quale può essere la più adatta a me? Qualcosa che funzioni a tempi brevi perché poi è essenziale che mi concentri su un'altra via (...) Risolvere il problema alla radice.

Ma ora giustamente vi chiederete: perché proprio israeliane dovevano essere queste innovazioni anticancro che andavo cercando?
Semplicissimo: perché Israele alla salute della sua popolazione ci tiene davvero! Per ovvi motivi. E inoltre perché il modo di fare di questa nazione è caratterizzato dall'eccellenza e dalla celerità ("la gatta presciolosa fece i gattini ciechi" è un adagio tutto italiano).
Insomma, le cose non fatte per bene Israele non le considera proprio! E' la peculiarità di questa nazione, sia nella sfera pubblica e sia nella sfera privata.
Perciò paga di questo, dopo aver letto sulle varie innovazioni già a disposizione dell'utente finale, trovo finalmente qualcosa che secondo me (e secondo le cellule del mio corpo) può andare bene: la crioablazione. Un trattamento davvero rivoluzionario, che dona una buona chance e una buona qualità di vita a coloro che dalla medicina stantìa (intendo quella col paraocchi) sono stati considerati casi per i quali "può darsi pure che non ci sia niente da fare" (è la frase usata dalla dottoressa fulmine... ah però! che sfoggio di delicatezza eh?!) "però possiamo provare con una chemio mirata"... (mirata a fare che? sempre di veleno si tratta, veleno che andrebbe nel mio corpo)

Ebbene, per fare questa cryo sarei andata anche in Israele, e mi ero già messa in contatto già con una cara amica che vive lì. Ma non ce n'è stato bisogno. Da una ricerca fatta dieci anni prima, mi sono ricordata che la Technion ha una collaborazione ormai decennale con la Toscana (...)
La mia amica Rahel mi è stata davvero molto vicina anche se siamo lontane tanti chilometri, e inoltre mi ha supportata tantissimo a ri-entrare in una dimensione che avevo perso di vista già da parecchi anni. La dimensione del sé superiore. Quella parte di ognuno di noi dalle potenzialità illimitate, che però resta spesso celata dietro i veli dell'illusione del mondo materiale. Quella parte che ci permette di risolvere il problema alla radice.
Averne parlato con lei non solo mi ha aiutata in questo senso, ma mi ha procurato anche indirizzi utili (ad esempio lo stesso link che avevo trovato io me lo ha inviato lei, e ormai sapete come la penso sulle coincidenze... ho colto il messaggio e mi sono mossa in questa direzione).
Dunque Rahel mi ha indirizzata sulla via giusta: quella del sentire le cellule del mio corpo e di ascoltarle. Mi ha ri-portata sulla via dell'autoguarigione, e così ho potuto constatare presto di averla già intrapresa alla grande e che ha cominciato a funzionare (almeno per le piccole cose visibili come il neo di cui ho già parlato). Ma riguardo questa massa al polmone invece, sapevo che mi era "sfuggita di mano", e non solo per gli eventi negativi che avevo vissuto e non avevo saputo gestire(...)
Cominciavo a rendermi conto che dovevo "per forza" avere a che fare con la medicina ufficiale per risolverla alla svelta, ma anche per dimostrare a questi medici col paraocchi che la medicina ufficiale non è una scienza esatta ma in divenire (due piccioni con una fava insomma!).

Eccola, è arrivata la risposta a quella domanda:
Perché mi ritrovo sempre ad avere a che fare con la medicina ufficiale pure se credo all'autoguarigione e alle cure alternative?
Per adempiere ad un compito (che racchiudo in un)

 sillogismo personalizzato:
- il corpo è un mezzo attraverso il quale l'anima immortale vive una delle tante esperienze terrene.
- l'anima vive esperienze terrene per assolvere a determinati compiti per continuare la sua evoluzione .

- l'anima che vive per mezzo della persona Enza è arrivata al punto di assolvere ad un determinato compito anche attraverso il sacrificio del proprio corpo.


Allora, dicevo che non c'è stato bisogno di spostarmi fino in Israele perché alla fine ho scoperto che quel trattamento (anticancro) è praticato anche in Italia da due soli dottori in radiologia interventistica oncologica. Questa innovazione messa a punto di recente, ho capito poi che non è da tutti praticarla, e ascoltando l'intervista del dottor Pusceddu Claudio si evince chiaramente il perché.
La termoablazione (trattamento di paternità italiana) l'avevo trovata ai tempi della dott.ssa C. ma lei non mi diede lumi allora anche se già stra-conosciuto e praticato già da un trentennio. Molti anni eh?!
Ma perché non se ne parla?
Perché gli oncologi non propongono questi trattamenti quando il caso è inoperabile?
Perché preferiscono accanirsi con la chemio e radioterapie?

E certo che se penso a quanto si è lasciata sfuggire la dottoressa C. in uno dei nostri colloqui riguardo la tac con il con il mezzo di contrasto io non ho più dubbi sul perché (mi confessò che nel loro ambito ospedaliero era la prassi farla fare anche a coloro che non potevano esserne sottoposti a causa di problemi renali. Sì, la facevano fare comunque, anche se i malati avessero avuto bisogno di trasfusioni... oh cacchio!! che modus operandi di m...!!). Perciò dopo tutti ‘sti fatti e particolari inquietanti, parto a testa bassa e contatto il medico di Pistoia. Poi informo la dott.ssa L. (memore di quanto mi aveva detto "sono contenta che i pazienti facciano ricerche su cose innovative..." e poi "se lei non ha fiducia nelle cose che noi le proponiamo può sentire altrove, qualche altro parere..."). Invece non mi è sembrata proprio per niente contenta! e me lo ha dimostrato specialmente quando le ho chiesto se avesse potuto lei inviare le immagini pet via email al dottor Carmignani (il cd era in sue mani). Con fare molto seccato mi dice che non ha tempo per farlo e che posso andare a riprendermelo quando voglio. Due giorni dopo ero lì, direttamente, dopo che per ben  tre volte "era caduta la linea" quando l'avevo chiamata per avvisarla che sarei andata.
Prendo le mie cose e mi dice: "mi faccia sapere" (come se gliene fregasse qualcosa per davvero! non è neanche curiosa di sapere cosa sia la crioablazione altrimenti gli avrebbe telefonato al Carmignani... vabbeh ... problema suo... il compito della mia anima immortale non è rivolto a tutti, men che meno ai medici col paraocchi). Comunque mi dice che al limite, intanto che contatto il Carmignani, può congelare questa biopsia (quanto sei buona a venirmi incontro!!) altrimenti poi i tempi si allungherebbero troppo "e noi non vogliamo perdere altro tempo, no?!" (arifacce co' 'sto modus operandi!!)

La richiamo il 29 febbraio, dopo aver contattato il radiologo interventista del S. Jacopo di Pistoia.

L.: pronto?!
E.: ah buongiorno dottoressa, la volevo informare sugli ultimi aggiornamenti. Sono Enza Colotti.
L.: Si, si lo so. Poi prima l'ho richiamata ma è ricaduta la comunicazione.
(certo, certo, come no... l'ho trovata col cavolo la tua chiamata!)
E.: eh... è 'sto tempaccio...
L.: (risata falsa, che neanche il peggiore attore l'avrebbe fatta così...) allora mi dica, è andata lì, poi?
E.: Allora, si, ho contattato il dottor Carmignani  e... (silenzio tombale) ...mi sente?
L.: che è all'ospedale di?
E.: Pistoia.
L.: Pistoia... (lo ripete piano, come se stesse prendendo appunti), si?!

E.: Si, allora, è andata a buon fine la comunicazione. Ha visionato la tac, la pet e ha detto che il caso è trattabile. E quindi che volendo la potrebbero fare loro lì per lì la biopsia ma non la ritiene indispensabile, e mi ha lasciato dei recapiti di telefono semmai lei volesse contattarlo, e quindi a questo punto il Day Hospital potrebbe anche non essere più indispensabile.
L.: Eh no no, io avevo proprio attivato il ricovero, perché noi questa agobiopsia, purtroppo, per motivi di decisione dell'azienda la dovevamo fare ricoverata. Io l'avevo messa proprio in proposta di ricovero, capito? eeehhh va bene, allora io cancello tutto, poi lei mi fa sapere.
E.: Senta, vuole parlare anche lei con il dottor Carmignani?
L.: No, no no. Lei mi mandi questi recapiti, ma praticamente lui è un collega tanto quanto me quindi se ha ritenuto opportuno fare questa cosa non ci... non ci... non ci sono problemi. Quindi lui farebbe in contemporanea la biopsia e la... diciamo la... come si dice... il trattamento di questa cosa. Ho detto bene?
E.: Si ha detto bene. Ha detto che posso fare sia la crioablazione e sia la termo... (m'interrompe)

L.: Va bene, ok. Lei adesso per cellulare mi mandi questi numeri, però io penso che non... non ci siano problemi, capito? Noi queste cose non le facciamo. Noi avremmo fatto la biopsia e dopo poi avremmo detto noi che cosa pensavamo, e se non era una cosa che facevamo noi l'avremmo indirizzata da altre parti, ma a un certo punto... diciamo... conoscere anche queste cose di altri colleghi è una cosa che può essere utilissima. Quindi mi mandi questi recapiti... A questo punto io dico ai colleghi cheeeee... che viene... diciamo... cancellata dal ... dal... come posso spiegarle... dal ricovero praticamente in... eeemmm diciamo per fare questa biopsia e poi lei si fa risentire, così... ci dice come è andata. Va bene? facciamo così?!
E.: Va bene, e infatti il dottor Carmignani aspettava il mio via però giustamente mi diceva "contatti prima la sua oncologa" e... (m'interrompe)
L.: Si, si si si si... mi mandi però questi ...questi... questi numeri, capito?
E.: Eh ma, tramite messaggino o vuole che glieli do adesso seduta stante?
L.: Allora, seduta stante io non sono in grado di prendere la penna. Mi manda il messaggino, mi dice come si chiama, e io magari un giorno di questi, proprio per conoscerlo, lo contatto. Però lei può, praticamente... mmm... fare tutto quello che deve essere fatto, poi magari non ci perdiamo di vista, insomma. Mi fa sapere. Va bene?
E.: Certo, assolutamente non ci perdiamo di vista. Senz'altro.
L.: (ride) va bene? anche se uno si dovrebbe vedere fuori, ma insomma... magari al bar...
E.: eh magari, infatti... ma scapperà pure quello, vedrà! (mah... con te non credo proprio!)
L.: ah ma certamente. Allora senta in bocca al lupo e ripeto, io questa notte faccio la notte, e quindi quando sono in un attimo di tempo magari lo chiamo nelle ore di lavoro e così ci conosciamo. va bene?
E.: Va benissimo. La ringrazio. Le auguro buona giornata.
L.: Arrivederci, buongiorno.
Oh dunque, poi la crioablazione l'ho fatta e naturalmente ho avvisato anche la dott.ssa fulmine, che si è mostrata talmente contenta ma talmente contenta che i suoi salti di gioia erano visibili fino a Pistoia (ovviamente sono sarcastica perché un ghiacciolo sarebbe stato meno freddo di lei! ma come ripeto... è e resta un problema suo quello di restare un dottorino col paraocchi).

"Mi faccia sapere" mi aveva detto, e poi quando le ho fatto sapere cosa mi ha risposto? "Sono molto contenta". (punto, anzi no, senza neanche il punto... non ce l'ha messo!!). Ah, e per la cronaca: non ha mai telefonato al Carmignani.
 


Ed ora è tempo di raccontarvi della mia esperienza con la crioablazione effettuata al San Jacopo di Pistoia, della conoscenza con il dottor Carmignani che ha eseguito il trattamento e della persona in sé (quindi del suo modus operandi).
Entreremo in un altro pianeta, ve lo dico da subito, perciò... preparate le valige!!



Prima di andare su un'altro pianeta, devo innanzitutto ribadire alcune cose:

- che notizie in rete relative a questo trattamento anticancro non ce ne sono abbastanza, sono tutte volte alla fibrillazione atriale. Quindi prima di arrivare a Pistoia ci ho messo un po' e lo stesso è stato anche per arrivare a contattare il dott. Luca Carmignani. Il motivo c'è ma dovrete andarvi a leggere l'intervista rilasciata dal dott. Claudio Pusceddu per scoprirlo, e se volete sapere anche come funziona c'è un video su you tube che potrete visionare (non mostra la cryo ma la termoablazione, che di video riguardo la cryo non ne ho trovati, sapevatelo!).

-  che a me non è stato per  niente d'aiuto neanche il fatto che gli oncologi di Roma e Latina non abbiano saputo darmi indicazioni, quando ho chiesto loro lumi riguardo a questo metodo innovativo, non invasivo come lo sono invece l'intervento chirurgico, la chemio e la radio terapie. Ma come ora ben sapete, non mi sono data per vinta e ho continuato per la mia strada. Certo, ancora mi chiedo perché non ne sapessero niente considerato che fa parte della medicina ufficiale ma... vabbeh...

- che prima di questo contatto con Pistoia ERO seguita dall'oncologia di Roma e da quella di Latina e che saputo di questa mia scelta ora non mi parlano più (...). In fondo entrambe mi avevano proposto o chemio o radio terapia (nada mas!)  e io non le volevo fare! Perciò a me l'ultima scelta. E questa è sopraggiunta dopo che il chirurgo (lo stesso che nel 2005 al Forlanini di Roma era intervenuto sul mio polmone) aveva definito questa massa "una cascata neoplastica impossibile da operare" e mi aveva quindi rimandata in oncologia per essere sottoposta alla FNAB (agobiopsia).

Aho' non potete neanche immaginarlo il mio sospiro di sollievo quando ho sentito la parola "inoperabile"!! Eppure lui aveva usato un tono davvero greve mentre me lo comunicava con fare brusco, ma io non mi sono lasciata spaventare da questo e anzi, dentro di me davvero ne gioivo.

Eh cari miei, c'è poco da ridere o da meravigliarsi! Se avete letto il post "meglio andare dal dottore"  allora sì che potete capire veramente quel senso di gioia (non esagero) che ho provato in quel momento.
Comunque ho da dire un'altra cosa a proposito di questa visita: ho scoperto solo dopo -durante i saluti- che era a pagamento.
Ooopppsss.
L'appuntamento non lo avevo preso io ma l'oncologo di Latina per me. E devo pure precisare però che poi non l'ho neanche pagato, non fosse altro perché
 1) non lo sapevo,
 2) avevo giusto 10  euros in tasca,
 3) il chirurgo infine ci è passato sopra (un po' seccato ma ci è passato sopra).
Forse si era ricordato che lo avevo già contattato due anni prima e che non mi aveva risposto quando gli ho chiesto la prassi da seguire per prendere appuntamento direttamente con lui... chissà? ma io ho dovuto chiederglielo perché si sa che al cup non ti danno la possibilità di scegliere il medico! ...e invece ora mi diceva: "ah ormai non posso fare più niente. Potevi passare prima da me! qualcosa avrei potuto farla, ma ora è troppo tardi".
Troppo tardi, eh!? Mah... forse per te sì, ma non per me!

- che da qui è ri-cominciata la mia ricerca per trovare un altro metodo interventistico che fosse rapido, indolore e riconosciuto dalla medicina ufficiale;

- che ho mirato la mia ricerca verso i "nuovi metodi israeliani anticancro" (che Israele di tecnologia se ne intende eccome);

- che non conoscendo né la termo e né la cryo, non avevo immesso nel motore di ricerca queste voci e la scelta delle parole chiave è ricaduta su "innovazioni israeliane" perché oltre al fatto che Israele alla salute della sua popolazione ci tiene, è pure svelta: non ci impiega decenni per mettere a punto una nuova scoperta, o un metodo innovativo (...) e questo vale per qualsiasi cosa, anche per quanto riguarda la vita privata del singolo cittadino. Israele è fatta così. E visto come funziona da noi, direi che è fatta molto bene!

Insomma, io continuavo a ripetermi che alle soglie del terzo millennio, dopo che siamo stati sulla Luna e su Marte non era possibile che non mi si proponesse un'alternativa "futuristica".  Mannaggia la paletta (dico io), la tecnologia ha fatto passi da gigante, giusto?! embeh ma tiratela fuori anche per le cure mediche, no?! E che capperetti!!
Così, cerca che ti ricerca, alla fine mi sono imbattuta in un sito web dove si dava notizia delle ultime innovazioni e inoltre, Rahel, una cara amica israeliana, nel frattempo mi inviava il link dello stesso sito web che avevo trovato io ma in inglese (coincidenza? se se, ormai sapete come la penso sulle coincidenze... quella era la strada che dovevo percorrere. punto).
Ho trovato, scelto e contattato la struttura italiana (il San Jacopo di Pistoia) dove viene praticato il trattamento che avevo deciso di voler fare (ricordatevi che la scelta finale è sempre la vostra, e che già dal 2005 non si è più pazienti).
E perché proprio la cryo e non la termo? Boh! razionalmente non ho risposte: ho seguito l'istinto, eppoi le cellule del mio corpo ho sentito che non dicevano no, no, no (...) anzi, al contrario!

Le informazioni che ho recuperato sono queste: le regioni in Italia che praticano la cryo ablazione anche per il cancro polmonare sono due, e cioè, 
la Toscana con il dottor Luca Carmignani a praticarla all'ospedale San Jacopo di Pistoia; e 
la Sardegna con il dottor Claudio Pusceddu a praticarla all'Ospedale Oncologico A. Businco di Cagliari.

Info su Pistoia (...):
Dottor Luca Carmignani, il medico radiologo interventista della ASL3 di Pistoia, ormai noto per l’utilizzo delle radiofrequenze, delle microonde (termoablazione) e del ghiaccio (crioablazione) per sconfiggere i tumori con il caldo o con il freddo, a seconda delle circostanze. Dopo i primi interventi nel 2004 (qualche decina), eseguiti nel vecchio ospedale del Ceppo, l’attività della radiologia interventistica è cresciuta di anno in anno. Con il trasferimento nel nuovo presidio ospedaliero San Jacopo si è ulteriormente incrementata con la disponibilità di ambienti più funzionali.

E' avvenuto il 21 luglio 2013 che la grande struttura ospedaliera di Pistoia entrasse in funzione, trasferendo così dopo settecento anni, le attività sanitarie dall’Ospedale del Ceppo (situato in pieno centro) al nuovo Ospedale San Jacopo (situato a circa 2 km dalla stazione).
Devo dire che quando sono andata a leggere le recensioni degli utenti (prima di partire per Pistoia), un tantino mi ero avvilita e quasi stavo pensando di rinunciare, ma poi mi sono detta che dovevo fare come al solito: vedere con i miei occhi e fidarmi delle mie sensazioni, non solo "af-fidarmi" alle recensioni che lamentavano disservizi, incompetenze professionali, o personale sgarbato.
Chiaro che non credevo fosse tutto un roseto e che fosse senza spine, però soltanto ora, dopo esserci restata una settimana, cambiando almeno tre reparti e gironzolando un po' per mio conto nella struttura,  posso dire:

- che "vedo con altri occhi" quelle recensioni negative (che in parte comprendo, ma non quando arrivano da chi ci lavora: sputare nel piatto dove si mangia è una brutta cosa, o no?!). Si, qualcuno è davvero sgarbato, ma mica lo sono tutti. Anzi, la mia esperienza mi suggerisce che la percentuale è bassa;

che tutto il mondo è paese (perciò confermo che l'efficienza non dipende dalla posizione geografica ma dal grado di sensibilità delle persone). Quando non s'inquina il lavoro portandosi dietro i problemi della vita (che ognuno di noi ha), allora l'efficienza, il garbo e la professionalità sono assicurati.

- che SONO LE GRANDI PERSONE a fare belli e funzionali i luoghi e stando lì in quella settimana, devo dire che per la gran parte ho incontrato belle persone tra medici e infermiere.

Resta il fatto che se fossimo tutti delle grandi persone, il mondo sarebbe un posto di gran lunga migliore!
Insomma, secondo la mia esperienza, il San Jacopo è una struttura ospedaliera d'eccellenza per Pistoia (checché si provi sfiducia nei confronti dei piccoli centri).

Se ho scelto la Toscana è stato sia per motivi di distanza chilometrica e sia per una istintiva simpatia viscerale. E quando sono entrata in contatto direttamente con il dottor Carmignani le mie aspettative non sono state deluse: disponibile e affabile come pochi, nel tempo di neanche un mese ha
- preso in carico la mia richiesta,
- visionato gli ultimi esami diagnostici che gli avevo inviato via email,
- letto il sunto delle mie cartelle cliniche,
- valutata la possibilità di poter intervenire sia con la termo e sia con la cryo ablazione,
- fatto il consulto con lo staff oncologico del S. Jacopo,
- programmato il giorno del trattamento.

Naturalmente il Carmignani mi invitava a informare gli oncologi che mi seguivano (e così ho fatto, mo' però neanche mi parlano più! ah ah ah me ce vie' da ride me ce vie' ma così è andata! Boh?! forse li avrò messi in crisi... ma questo è il mio "compito" d'altra parte!) e quindi mi dava i suoi recapiti telefonici affinché potessero contattarlo personalmente (ad oggi, nessuno di loro lo ha ancora contattato, ma devo ammettere che non ho perso tutte le speranze per l'oncologo di Latina, a differenza dell'oncologa di Roma, la dottoressa fulmine per capirci!).
Tuttavia, sorpresa delle sorprese, è stato il mio medico curante che gli ha telefonato e io (lo ammetto!) ne sono stata molto felice. Lei ha seguito fin dall'inizio questo caso oncologico e cosa di non poco conto, si è dimostrata una GRANDE sia in questa circostanza sia nel corso degli anni in cui l'ho frequentata.
All'inizio mi era piaciuta "a pelle", poi ci avevo litigato anche un po' bruscamente (...) e poi, nel corso degli anni (ormai una quindicina) ho avuto modo di conoscerla ancora meglio e di apprezzarla come merita.
Per citare un adagio adatto al caso: "la certezza diventa incertezza per poi tornare ad essere certezza".
Posso dire che la mia dottoressa, con l'apertura mentale che la contraddistingue anche nei confronti della medicina ufficiale (scienza in continua evoluzione), fa la differenza in questo mondo (non operando la sua professione con il paraocchi). In questo caso, la MorenaGiovanna ha fatto quello che avrebbero dovuto fare gli oncologi, considerato che è campo loro!
Forse per lei sarà pure stata una cosa "normale" ma per me ha davvero fatto la differenza. Una grande differenza! Se non fosse accaduto, oggi non avrei un contatto medico Roma-Pistoia.

Dicevo che dagli oncologi di Roma e Latina mi sono sentita "abbandonata" ma la cosa che mi ha lasciata ancora più interdetta è che non hanno neanche manifestato la curiosità di saperne di più (che delusione), o di sapere com'è andata/come mi sento, o di confrontarsi con un collega che pratica altra terapia... (nonostante li contattassi, non mi hanno più risposto -silenzio di tomba!- o alla bisogna quando proprio non si è potuto evitare "no scusi, non ora, ci sentiamo più tardi... la settimana prossima..." beh, stenderei un velo pietoso, ma passo oltre).

Oh dunque, nonostante si avvicinasse il giorno della partenza io continuavo a cercare notizie ulteriori fra le recensioni e i forum, perché come dicevo, oltre al lato tecnico mi sarebbe stato utile sapere di esperienze personali altrui, ma non ne ho trovate!! Al massimo ho trovato domande: le stesse che mi proponevo io.
Ah si, poi ho trovato anche un paio di risposte di qualche oncologo che però sconsigliava il trattamento per non si sa quali motivi relativi alla riuscita e agli effetti collaterali (cosa che non fanno quando si tratta di parlare di chemio... boh?! vabbeh ... passiamo oltre. Aho' e se continuo così tra poco mi ritrovo oltralpe!! aaaaahhhh si si si).

Informare la famiglia: soltanto dopo aver fatto tutto di testa mia, contattato finalmente Pistoia e (tempo neanche un mese) aver fissato un appuntamento per effettuare il trattamento, ho infine provveduto ad avvisare la famiglia (che prima non sapeva niente di niente) e anche qualche Amica. Una scelta, questa di non dirlo prima (neanche l'episodio dell'emottisi copiosa), dovuta alle eventuali loro pressioni su di me che si sarebbero potute creare (ho già vissuto questo dieci anni fa, e non è stato piacevole).
Ovviamente sono state tantissime le domande che mi sono state poste riguardo al trattamento (questo sconosciuto) e anche se ho già postato nel blog "parliamo di cancro senza paura" le più frequenti corredate di relativa risposta (pur se stringata), ora entro nel dettaglio personale perché comprendo bene che le sole descrizioni tecniche  non aiutano a farsi una vera idea di come sarà "quando toccherà a me farlo".